Il grado di educazione e digitalizzazione di un Paese e dei suoi cittadini sono oggi le condizioni imprescindibili per garantire un sufficiente livello di competitività di entrambi nel sistema economico, finanziario e politico internazionale. Senza questi due requisiti si sparisce (in maniera figurata se non addirittura letteralmente) dalle mappe. In tale contesto, purtroppo, l’Italia è uno dei peggiori paesi in Europa. Per il 2019, infatti, l’indice europeo DESI pone l’Italia al 24° posto, in miglioramento di una sola posizione rispetto allo scorso anno, ben lontano dai paesi potenzialmente rivali come Francia, Germania, Spagna eccetera.
Tuttavia, nonostante i dati ci condannino in senso assoluto, sono tutt’altro che disprezzabili se considerati in senso relativo e rapportati con le economie degli altri paesi. L’Italia è, infatti, il Paese che sta crescendo più velocemente rispetto al resto d’Europa: il nostro punteggio complessivo sul Desi è migliorato di 5 punti (da 38,9 nel 2018 a 43,9 nel 2019), contro i 2,7 punti della media europea. Nessun altro paese ha registrato una crescita più elevata di quella Italiana.
Secondo, invece, i Digital Maturity Indexes dell’Osservatorio del Politecnico di Milano (degli indici studiati appositamente per migliorare il DESI) l’Italia ricopre la 20° posizione a testimonianza di una crescita non del tutto evidente negli altri indici.
Il nostro Paese, difatti, non avrebbe ancora maturato i benefici degli investimenti in digitalizzazione fatti negli ultimi anni e che nel 2019 si sono concretizzati nello specifico con: la diffusione dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (Anpr), in virtù dei 4.300 comuni subentrati nella piattaforma e 35 milioni di italiani coinvolti. Si è avvicinata all’obiettivo di 150 milioni di pagamenti su pagoPa entro il 2020, con oltre 63 milioni di transazioni effettuate e 15mila Pa attive. Le nostre amministrazioni locali hanno poi rilasciato 13 milioni di Carte d’Identità Elettroniche (Cie) al 21% della popolazione italiana. Sono state, inoltre, erogate 5 milioni di identità digitali tramite Spid, che consentono di consentono di accedere a 4.200 servizi online di oltre quattro mila Pa, anche se il livello di effettivo utilizzo è ancora limitato. Allo stesso modo, cresce il numero delle fatture elettroniche verso la Pa e più di 1,5 miliardi quelle fra privati. Il Fascicolo Sanitario Elettronico è attivo in tutte le regioni, completamente operativo in 18 e copre il 22% degli assistiti e oltre il 63% dei referti prodotti. Sono stati pubblicati più di 27mila Open Data. Tutti progressi non ancora “contabilizzati” dagli indici internazionali ma che testimoniano un deciso cambio di passo nella nostra PA che sarà ulteriormente favorito se il progetto recentemente illustrato dal Ministro Dadone otterrà i frutti sperati.