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Home Terranegra

Apple, Amazon, Facebook e Google nel mirino dell’Antitrust entro fine anno

21 Gennaio 2020
in Terranegra
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Apple, Amazon, Facebook e Google nel mirino dell’Antitrust entro fine anno
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di Alessandro Terranegra

Il governo degli Stati Uniti sta cercando di controllare e regolamentare le Big company dell’industria tecnologica tramite l’azione dell’antitrust. L’indagine serve a capire se Amazon, Apple, Facebook e Google abbiano abusato del loro potere per stabilire una posizione dominante nel mercato.

Negli Stati Uniti, le leggi antitrust sono applicate da due diversi dipartimenti: la Federal Trade Commission e il Dipartimento di Giustizia. Vista la dimensione e la complessità delle indagini, i due dipartimenti hanno deciso di dividere le società tra le agenzie. La Federal Trade Commission esaminerà direttamente Amazon e Facebook, mentre il Dipartimento di Giustizia si occuperà di Apple e Google. I due compartimenti decideranno in seguito ad una prima ispezione se aprire un’indagine completa su ciascuna società ma la strada sembra andare in quella direzione. Il presidente dei regolatori antitrust del governo USA, David Cicilline, ha rivelato la prevista tempistica della commissione sull’inchiesta (l’indagine su Google è durata più di 2 anni).

“La nostra speranza è di concludere la raccolta di prove per la fine di quest’anno e di avere per l’inizio del prossimo anno la relazione finale”, ha riferito Cicilline a Reuters.


Una eventuale indagine completa porterebbe multe enormi, nuovi regolamenti e addirittura costringere le Big company a dividersi in società più piccole.
Kia Kokalitcheva di Axios ha messo insieme una panoramica delle indagini governative che le aziende tecnologiche stanno affrontando, dall’antitrust alla privacy.

FACEBOOK NEL MIRINO SU QUESTIONI ANTITRUST E DI PRIVACY

Un gruppo di procuratori generali dello Stato guidato da Letitia James di New York hanno il compito di esaminare se le azioni di Facebook possono aver messo in pericolo i dati dei consumatori, ridotto la qualità delle scelte dei consumatori, e/o aumentato il prezzo della pubblicità. Al centro dell’inchiesta della Federal Trade Commission vi sono le grandi acquisizioni di Facebook WhatsApp e Instagram. Le acquisizioni sono anche oggetto di un’ampia indagine da parte della Commissione Giustizia della Camera. Calibra, la società incaricata di gestire il progetto Libra, è già sotto scacco da parte del Comitato per i servizi finanziari della Camera e del Comitato bancario del Senato, per quanto riguarda il lancio della valuta criptata. Mark Zuckerberg ha già annunciato che a luglio pagherà un’ammenda di 5 miliardi di dollari per un caso che la commissione ha istruito sulle pratiche di privacy dell’azienda.

L’APP STORE DI APPLE E LA QUOTA AGLI SVILUPPATORI

Il CEO di Apple, Tim Cook, a giugno di quest’anno intervistato da CNBC, aveva detto:

“Penso che potremmo essere messi sotto inchiesta, ma ritengo anche che nessuno possa giungere alla conclusione che Apple sia un monopolio. La nostra quota è molto modesta e non abbiamo una posizione dominante in nessun mercato”.


La House Judiciary Committee’s, che esaminando se la parte che il suo App Store prende dalle entrate degli sviluppatori di software sia o meno anticoncorrenziale.
Gli sviluppatori lamentano che nell’offerta di Apple esistano app simili alle loro. Cook si difende spiegando che su App Store sono presenti poco di più di 40 app di Apple contro oltre 2 milioni di app sviluppate da terze parti. Il CEO di Apple ha paragonato l’App Store a un supermercato:

“La probabilità di disporre di un proprio brand è elevata e chi trae beneficio dall’avere altri prodotti nello scaffale?

Il cliente, e questa è una buona cosa”.

L’Antitrsut americano è particolarmente interessato al meccanismo di distribuzione delle app. La Corte Suprema ha già stabilito che i consumatori hanno diritto a portare avanti una class action sulle pratiche dell’App Store che determinerebbero un prezzo artificialmente alto per le app iOS. Alcuni sviluppatori hanno inoltre già fatto causa alla Casa di Cupertino per le commissioni inique sulla vendita di app.

AMAZON E LA CONCORRENZA SLEALE CON I TERZI SUL MERCATO

Il nocciolo della questione sta nel fatto che Amazon offre una piattaforma ai venditori terzi mentre allo stesso tempo offre in modo diretto i prodotti. La questione è aperta da tempo.

Il sospetto è che i dati raccolti sugli altri venditori che usano il suo sito per le loro vendite vengono poi utilizzati per sviluppare le sue linee di prodotti e capire su quali puntare di più, mettendoli tra le altre cose in evidenza quando si effettuano le ricerche all’interno del suo sito. La FTC ha inoltre manifestato il proprio interesse a studiare in che modo si configura la concorrenza di Amazon con i venditori terzi. L’indagine è stata avviata anche dalla Comunità Europea. Al momento Amazon ha risposto dicendo di volere fornire piena collaborazione per chiarire la propria posizione e le strategie commerciali con cui gestisce il suo sito e i servizi per gli altri venditori sulla sua piattaforma.

ALPHABET-GOOGLE, LE RICERCHE SU INTERNET E YOUTUBE

Google ha rivelato che il Dipartimento di Giustizia ha richiesto una serie di documenti riguardanti alcune sue precedenti indagini antitrust, segnalando che l’azienda è obiettivo di una più ampia indagine dell’agenzia. Un recente accordo con la FTC ha portato YouTube a pagare una multa di 170 milioni di dollari. Le accuse riguardavano la raccolta illegale di informazioni personali sui bambini. Google sta anche affrontando un’indagine avviata dalla House Judiciary Committee sulle Big Tech per quanto riguarda la sproporzionata quota di mercato nel settore delle ricerche su Internet.

Brutta aria quindi per gli investitori. Dopo Google, sembra arrivato il momento anche per Apple, Facebook e Amazon. La conseguenza più immediata è il crollo dei titoli a Wall Street scesa fino a perdere l’1,5 per cento dopo il grande boom dei mesi scorsi. Le azioni di Amazon sono calate del 4,6%, Apple dell’1%, Facebook del 7,5% e la società madre di Google Alphabet ha registrato una perdita di oltre il 6% nel complesso. Le ricadute sul lungo termine potrebbero essere molto più gravi per l’economia generale e se questo sarà un bene o un male lo vedremo solo con il tempo.

Tags: amazonAppledonkey commercefacebookgoogleterranegra
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