Garantire la sostenibilità finanziaria della ServiceCo. Sarebbe questo, più che la valutazione della rete di Tim o un progetto alternativo per il futuro della società, l’oggetto del dialogo tra il Mef e Vivendi. Una discussione che, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, è ancora in corso dopo il primo colloquio (definito «positivo» e «costruttivo» da più fonti) avvenuto a Roma la settimana scorsa. La pista per lo scorporo e la cessione della Netco, per quanto stretta e piena di ostacoli, è tutto meno che abbandonata dal Tesoro, come ribadito da fonti del Mef stesso nel weekend per smentire indiscrezioni di stampa.
Le discussioni è difficile che possano arrivare a una conclusione positiva entro il 15 ottobre – data entro cui l’offerta vincolante dovrà essere presentata da Kkr – ma potrebbero proseguire fino alla riunione del cda per decidere sulla proposta stessa. Come da prassi dovrebbero essere garantiti ai consiglieri tra 15 e 20 giorni per valutare l’offerta prima di decidere. È probabile quindi che la riunione del board dedicata alla proposta di Kkr si tenga tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, considerando anche che per l’8 novembre è in calendario il cda per approvare i conti trimestrali di Tim. Ci sarebbero insomma altre due settimane supplementari per trovare un punto d’incontro ed evitare lo scontro.
Questo perché al centro delle discussioni ci sono dettagli che possono agevolare l’accordo andando oltre la valutazione economica della rete: dalle modalità di gestione del personale che potrebbe risultare in eccesso per entrambe le nuove realtà fino alla distribuzione di quantità e qualità del debito. Senza considerare il master service agreement, dettaglio non da poco perché la ServiceCo rappresenterà il primo cliente della Netco in caso di separazione.
Tutti elementi che potrebbero agevolare la sostenibilità industriale e finanziaria della società dei servizi. Non va comunque dimenticato che la valutazione della rete rimane un ostacolo di non poco conto. La proposta di Kkr dovrebbe attestarsi nella parte alta della forchetta di 20-23 miliardi di euro già emersa durante la trattativa. Cifre che Vivendi non ha mai nascosto di ritenere inadeguate. Contattati, Mef e Vivendi non hanno commentato.